Chilometro verticale: un trail runningimpegnativo e spettacolare

Redazione
Team editoriale
Inserito il 16-12-2014

Nel mondo della running c'è una disciplina emozionante che si svolge in ambienti naturali e che conferisce agli eventi una natura spettacolare degna di nota. Parlo del trail running: uno sport che combina la corsa con l'evitare i diversi ostacoli presentati dalla natura.

Che il trail running sia di moda è una realtà al di là di ogni dubbio. Basta guardare i cataloghi delle principali aziende sportive che hanno scarpe da running specializzate in montagna per rendersi conto che il numero di seguaci della disciplina del trail running aumenta di anno in anno.

All'interno di questa disciplina si possono trovare gare molto varie e non sempre le più difficili sono necessariamente quelle che accumulano più chilometri. Per la sua natura spettacolare ed esigente, ce n'è una che si distingue dalle altre, che si chiama chilometro verticale. Richiede una preparazione fisica invidiabile e non è alla portata di tutti.

La sfida

La sfida del chilometro verticale consiste nel superare 1.000 metri di dislivello in meno di cinque chilometri di percorso su un'orografia irregolare e ripida (in alcuni casi raggiunge il 50%). Riassumendo, potremmo dire che è il modo più diretto e veloce per salire su una cima di montagna.

Poiché la corsa durante tutto il percorso è praticamente impossibile a causa della durezza dell'evento, è essenziale avere una tecnica di corsa raffinata, insieme a gambe allenate e ben muscolose. Si tratta di una disciplina in cui la resistenza anaerobica è il fattore principale e in cui si è autorizzati ad aggrapparsi ai diversi elementi naturali che il percorso può offrire come aiuto. Ci sono anche corridori che scelgono di portare un palo telescopico per sostenerli durante la salita, cosa che oggi genera polemiche, in quanto non è molto chiaro se ne tragga realmente beneficio o se danneggiarli.

Come se questo non fosse già molto difficile, la stragrande maggioranza di queste gare si svolge contro il tempo, cosa che rende lo sviluppo della manifestazione notevolmente più difficile e più grande, in quanto non ci sono riferimenti da parte di altri corridori. Nonostante tutte queste vicissitudini e contrariamente a quanto può sembrare, il chilometro verticale è una categoria molto consolidata di trail running a livello europeo.

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Anboto e Sierra Nevada

Due esempi molto chiari che confermano questa tendenza del boom che sta affrontando una prova tanto dura e impegnativa quanto il chilometro verticale è il Monte Anboto, situato in uno splendido scenario naturale verde e rigoglioso nella città di Durango in Biscaglia e, a 800 chilometri a sud, e a meno di un'ora dalla storica città di Granada, l'emblematica Sierra Nevada.

Un riferimento delle gare verticali che ha come principale rivendicazione il livello dei corridori di prova delle passate edizioni e l'ambiente naturale in cui si disputa la gara è la salita al Monte Anboto, che quest'anno ha visto come si è celebrata la sua settima salita. Il percorso inizia ad Arrazola e termina in cima alla mitica montagna, il che significa una salita di 1.092 metri su 3,8 chilometri. Questo è un test di autosufficienza che lascia il posto a una giornata di festa.

Un altro buon esempio è la recente creazione di un chilometro verticale permanente nella stazione sciistica della Sierra Nevada di Granada. Si tratta di un chilometro lineare di 49 chilometri lineari che parte da Pradollano a 2.100 metri di altitudine e termina molto vicino alla vetta del Veleta a 3.100 metri.

I corridori di montagna che lo desiderano e che lo desiderano in modo completamente gratuito, possono, dallo scorso luglio, cronometrare il loro tempo e confrontarlo con il resto dei partecipanti, grazie ad un chip, ad alcuni marcatori e ad un software sviluppato a tale scopo, sponsorizzato dalla ditta francese Salomon.

Credito fotografico: 'ArkansasOutside.com' via photopin cc

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