Che sia veloce o che sia lenta, che sia breve o lunga poco importa. La corsa è un'attività che aiuta a stare bene. I passi scanditi dal tempo e battuti sull'asfalto nascondono benefici non soltanto fisici. A dirlo sono gli stessi italiani. Secondi i dati elaborati dall'Istituto Piepoli dello scorso anno per Runeconomy, 9 italiani su 10 credono che lo sport rappresenti la chiave per essere felici, e in particolare la corsa. Una percezione sempre più diffusa, lo confermano i numeri: fino al 2018 la percentuale degli italiani dediti alla corsa era del 51%, nel 2019 si è attestata al 59%, circa 7 milioni di persone hanno dichiarato di correre almeno una volta alla settimana.
La corsa è la chiave del benessere, ma perché è così in voga?
Le ragioni sono diverse. L'importanza del legame tra fisico e corpo era già stata intuita dai greci per cui l'allenamento era l'espressione della forza insita nel corpo ma anche la manifestazione del proprio essere. La mente non era qualcosa di estraneo, anzi il benessere era un equilibrio tra le due forze. Oggi come allora si è compreso quanto non possa esistere un benestare mentale senza esercizio.
In tal senso la corsa è la chiave del benessere perché migliora la qualità della vita, aiuta a scaricare le tensioni e migliorare la produttività lavorativa e, non per ultimo, il rilascio di endorfine è un ottimo metodo antidepressivo. Alla domanda perché corri gli italiani perché indossano le scarpe da running rispondono più per stare bene (41%) che dimagrire (27%).
Se è vero che il corpo è espressione di allenamenti costanti, l'analisi degli attrezzi usati e le caratteristiche degli esercizi svolti basterebbe a comprendere la chiave del benessere. Ma poiché il corpo è il risultato di gioie e ansie, fatiche quotidiane e ritmi battenti, respiri, sguardi, la sua espressione implica tanto l'atto in sé di allenamento quanto gli spazi, i luoghi e i modi in cui questi si manifestano. Si può scegliere di correre in una stanza chiusa o a stretto contatto con la natura, su un tapis roulant o sulla riva del fiume. Bastano le scarpette e la volontà. Tra le ragioni che hanno decretato nel tempo il successo del correre si ravvisano appunto la sua naturalità e la democraticità. Tutti possono praticarlo, quando e come vogliono.
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Però c'è sempre un però
Come tutti gli sport la corsa presuppone dei criteri: il rischio che si corre nel praticarlo da soli e senza una corretta cultura è commettere errori.
Può sembrare semplice correre, in realtà le soluzioni per rendere efficiente il running sono molteplici così come gli errori che rischiano di comprometterne il risultato e di creare infortuni. L'andatura, i percorsi, i momenti della giornata, sono soltanto alcune delle condizioni che determinano la riuscita di un allenamento.
Ecco perché non pochi corridori preferiscono affidarsi a un personal running capace di indagare un programma di allenamento specifico. Anche un app di allemanento individualizzato come Runnea Academy può essere d'un grande aiuto per i corridori che cercano di migliorare.
Le abitudini degli italiani
Secondo il magazine Correre, sono sei milioni le persone che praticano running, meno le donne (45%) rispetto agli uomini (55%) anche se le donne sono in crescita. Guardando all'età il picco è rappresentato da coloro che hanno un'età compresa tra i 25 e i 34 anni, il 25% tra i 35 e i 44 anni, il 21% tra i 45 e 54, meno i giovani che hanno meno di 25 anni (19%), gli over 55% sono in numero ancora minore (8%).
Il magazine fornisce poi i dati sulla partecipazione agli appuntamenti podistici, le maratone. I numeri rilevano un calo come emerso nelle ricerche del 2019. In aumento però è la partecipazione femminile italiana che è iniziata nel 2013.
- Tra le città in cui si è registrato il più alto numero di partecipanti alle maratone, Roma è al primo posto, seguita da Firenze, Milano. Una tendenza inversa è invece rappresentata dalla partecipazione degli italiani alle maratone estere. Gli italiani amano in particolare l'evento di New York che ha registrato 2850 partecipanti nel 2019.
Non va dimenticata la presenza valenciana che ha contato 2000 italiani e quella berlinese con i suoi 1000. Roberto Berghi curatore di una sezione del Correre, ha individuato 115 maratone nel mondo scelte dagli italiani. "Run&trolley" è il nome di questo fenomeno, il correre con la valigia, metaforicamente parlando.
Altre riflessioni
Il valore della corsa ha spinto a riflessioni che vanno oltre l'atto in sé. La Federazione Italiana di Atletica Leggera ha ideato un convegno annuale sul running al fine di riflettere sugli usi podistici degli italiani ma anche sugli spazi a loro dedicati e ai supporti tecnologici che permettono di costruire reti sociali.
Tali necessità emergono dagli italiani stessi: il 42% dei podisti crede che se ci fosse un insieme di persone online accomunate dallo stesso interesse per la corsa e la voglia di condividere, correrebbe di più. L'esigenza è creare community.
Intorno alle maratone e agli eventi sportivi si sviluppa poi un turismo che genera a sua volta economia. Le idee sulla sicurezza non sono da sottovalutare. Il 73% degli italiani crede che la creazione di spazi dedicati ai corridori, piste nei parchi o nei lungomari, inciderebbe sulla sicurezza cittadina. Le città rispecchiano la voglia di sport con luoghi pensati e adatti, si creano abitudini in grado di unire quanti condividono la stessa passione.
Interessante l'idea di creare delle app impostate come una guida turistica, in grado di rivelare caratteristiche e curiosità sui luoghi attraversati. Non solo la riscoperta dei luoghi, la corsa serve a riscoprire se stessi nel rapporto con gli altri e con il mondo.
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